Linux – Rete
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Ethernet
La maggior parte della configurazione di ethernet è raccolta in un singolo file, /etc/network/interfaces
. Se non è presente alcun dispositivo ethernet, in questo file è elencata solo l’interfaccia di loopback e il contenuto è simile a quanto segue:
# Questo file descrive le interfacce di rete disponibili sul sistema e # come attivarle. Per maggiori informazioni, consultare interfaces(5). # L'interfaccia di rete di loopback auto lo iface lo inet loopback address 127.0.0.1 netmask 255.0.0.0
Se nel sistema è presente solo un dispositivo ethernet, eth0, e la sua configurazione viene ottenuta da un server DHCP, allora il dispositivo dovrebbe essere attivato automaticamente al boot e nel file sono richieste solo due righe aggiuntive:
auto eth0 iface eth0 inet dhcp
La prima riga specifica che il dispositivo eth0 dovrebbe essere attivato automaticamente al boot. La seconda riga indica che l’interfaccia (“iface”) eth0 dovrebbe avere un indirizzo nello spazio di IPv4 (sostituire “inet” con “inet6” per un dispositivo IPv6) e che dovrebbe ottenere la sua configurazione da DHCP in modo automatico. Assumendo che la rete e il server DHCP sono propriamente configurati, la macchina in questione non dovrebbe necessitare di ulteriore configurazione per operare propriamente. Il server DHCP fornisce il gateway predefinito (implementato attraverso il comando route), l’indirizzo IP del dispositivo (implementato attraverso il comando ifconfig) e viene usato un server DNS sulla rete (implementato nel file /etc/resolv.conf
).
Per configurare il dispositivo ethernet con un indirizzo IP statico e una configurazione personalizzata, sono richieste alcune informazioni aggiuntive. Si fa l’ipotesi di voler assegnare l’indirizzo IP 192.168.0.2 al dispositivo eth1, con la tipica maschera di rete 255.255.255.0. L’indirizzo IP del gateway predefinito è 192.168.0.1. In tal caso si dovrebbe inserire in /etc/network/interfaces
qualcosa tipo:
iface eth1 inet static address 192.168.0.2 netmask 255.255.255.0 gateway 192.168.0.1
In tal caso è necessario specificare manualmente i server DNS in /etc/resolv.conf
, che dovrebbe contenere qualcosa tipo:
search miodominio.it nameserver 192.168.0.1 nameserver 4.2.2.2
La direttiva search fa sì che miodominio.it sia accodata alle interrogazioni dei nomi di host nel tentativo di risolvere i nome sulla rete locale. Ad esempio, se il proprio nome di dominio è miodominio.it e si prova a fare un ping all’host “mybox”, l’interrogazione DNS viene modificata in “mybox.miodominio.it” per la risoluzione. La direttiva nameserver specifica i server DNS da usare per risolvere i nomi di host in indirizzi IP. Se si fa uso di un proprio server di nomi, inserirlo qui. Altrimenti, domandare al proprio ISP (Internet Service Provider) i server DNS primario e secondario da usare e inserirli in /etc/resolv.conf
come mostrato poco sopra.
È possibile realizzare molte altre configurazioni, incluse quelle per le interfacce PPP dialup, le reti IPv6, i dispositivi VPN, ecc. Fare riferimento a man 5 interfaces per maggiori informazioni e per le opzioni supportate. Notare che /etc/network/interfaces
è usato dagli script ifup/ifdown come schema di configurazione a un livello più alto rispetto ad altre distribuzioni Linux e che le tradizionali utilità di livello inferiore, come ifconfig, route e dhclient sono sempre disponibili per una configurazione ottimale.
Gestione dei record DNS
Questa sezione spiega come configurare il server di nomi da usare durante la risoluzione degli indirizzi IP in nomi di host e viceversa. Non viene spiegato come configurare il sistema per operare come server di nomi.
Nel gestire i record DNS, è possibile aggiungere, modificare o rimuovere i nomi DNS dal file /etc/resolv.conf
. Un
search com nameserver 204.11.126.131 nameserver 64.125.134.133 nameserver 64.125.134.132 nameserver 208.185.179.218
La chiave search specifica la stringa che viene accodata ad un nome di host incompleto. In questo caso è stato specificato com. Pertanto quando viene eseguito il comando ping ubuntu, questo viene interpretato come ping ubuntu.com.
La chiave nameserver specifica l’indirizzo IP del server di nomi. Tale server viene usato per risolvere un indirizzo IP o un nome host forniti. Questo file può contenere diversi record di server di nomi. I server di nomi sono usati nelle interrogazioni di rete nell’ordine in cui compaiono.
Se i nomi dei server DNS sono recuperati dinamicamente da DHCP o PPPoE (recuperati dal proprio ISP), i record dei server di nomi non vanno aggiunti a questo file. Il file viene infatti aggiornato automaticamente. |
Gestione degli host
Nel gestire gli host, è possibile aggiungere, modificare o rimuovere gli host dal file /etc/hosts
. Il file contiene indirizzi IP e i loro corrispettivi nomi di host. Quando il sistema tenta di risolvere un nome di host in un indirizzo IP oppure di determinare il nome di host per un indirizzo IP, viene fatto riferimento al file /etc/hosts
prima di usare i server di nomi. Se l’indirizzo IP è elencato nel file /etc/hosts
, i server di nomi non vengono utilizzati. Questo comportamento può essere modificato editando il file /etc/nsswitch.conf
a proprio rischio e pericolo.
Se la rete comprende dei computer i cui indirizzi IP non sono elencati nel DNS, è consigliabile aggiungerli al file /etc/hosts
.